Con il termine “Albedo” s’intende la frazione di luce o, più in generale, di radiazione incidente che è riflessa in tutte le direzioni. Essa indica dunque il “potere riflettente” di una superficie. L’esatto valore della frazione dipende, per lo stesso materiale, dalla lunghezza d’onda della radiazione considerata. Se la parola “Albedo” viene usata senza ulteriori specifiche, si intende riguardare la luce visibile. L’”Albedo” massima è 1 (100%), quando tutta la luce incidente viene riflessa. L’”Albedo” minima è 0, quando nessuna frazione della luce viene riflessa. In termini di luce visibile, il primo caso è quello di un oggetto perfettamente bianco, l’altro di un oggetto perfettamente nero.
Non per caso il maggiore effetto “Albedo” osservato sulla Terra è proprio quello prodotto dalla neve fresca, circa 0,9, il cui colore bianco brillante gli permette di possedere un altissimo “potere riflettente” quando il manto nevoso è piuttosto spesso e uniforme. Proprio con l’arrivo dell’inverno e delle prime nevicate sulle aree continentali si sente spesso parlare del cosiddetto effetto “Albedo”, ben noto agli amanti del freddo e della neve. In sostanza la neve fresca, quella caduta di recente, avendo un colore bianco “brillante” è dotata di un forte “potere riflettente”. Essa riesce a riflettere quasi del tutto la luce che gli viene scaricata addosso dal sole. Difatti in presenza di un manto nevoso piuttosto compatto e uniforme la luce solare viene quasi del tutto riflessa verso l’alto, comportandone anche la sua rapida dispersione verso l’atmosfera sovrastante.
Di conseguenza all’alto “potere riflettente” nei confronti dei raggi solari le temperature, nello strato d’aria prossimo al manto nevoso, tendono ad abbassarsi, anche su valori ben al di sotto dei +0°C in pieno giorno. Questo perché la neve di suo è un corpo che presenta delle temperature molto basse, ben al di sotto dei +0°C, ed è in grado di emettere radiazione infrarossa ad una certa frequenza verso l’alto. Inoltre il manto nevoso, di suo, isolando il terreno dallo strato d’aria sovrastante contribuisce a raffreddare notevolmente quest’ultimo, soprattutto in presenza di giornate calme e serene, con scarsa ventilazione e aria secca a quote un po’ più alte, determinando dei bruschi cali termici degli strati di aria sovrastanti, come quelli che si registrano sulle vaste aree continentali dell’Eurasia o del nord America nelle lunghe nottate invernali.
L’effetto “Albedo” è anche il principale responsabile delle forti inversioni termiche che solitamente avvengono sulle pianure dell’Europa, o anche sulla nostra pianura Padana, nei mesi invernali (dicembre, gennaio, febbraio), spesso accompagnate dallo sviluppo di densi banchi di nebbia d’irraggiamento che causano drastiche riduzioni di visibilità, anche in pieno giorno. Una caratteristica dell’inverno nelle pianure del nord Italia.